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Il Teatro Classico

Gentili lettori, questo articolo sarà un po’ diverso dagli altri perché, come suggerisce il titolo, non racconterò fatti storici: infatti vi parlerò di questo progetto promosso dal nostro Liceo da diversi anni. Penso che questo progetto, a cui possono prendere parte gli studenti del Classico, sia molto bello perché permette di uscire dalla solita quotidianità scolastica catapultandoci in un mondo, il mondo del teatro, in cui ci si può esprimere liberamente. Noi studenti siamo sempre abituati a studiare quindi costruirci un’identità al di fuori dell’ambito scolastico, vedendoci quindi anche come bravi atleti, brave ginnaste o bravi attori, penso che ci possa fare solo bene.

Per fare questo articolo ho intervistato alcuni ragazzi che fanno teatro con me. Li ho scelti in modo tale che nel gruppo di persone intervistate ci fossero sia ragazzi alle prime armi sia ragazzi abituati a fare questo laboratorio per creare un gruppo campione più eterogeneo. Ho fatto a tutti loro tre domande: cosa ne pensi del gruppo dei ragazzi? Cosa ti piace del teatro? Che te ne pare dello stile di regia delle registe Roberta Xella e Caterina Capucci?

Ho scelto questa come prima domanda perché penso che la compattezza del gruppo sia uno dei nostri punti di forza: infatti, come immaginavo, anche i ragazzi la pensano così. Hanno detto che è un gruppo inclusivo in cui ognuno è capace di dare il proprio contributo e dove tutti possono imparare dagli altri. Attraverso i vari contributi, si riesce quindi ad arrivare ad un’interpretazione più completa dell’opera che si andrà a presentare. Nel gruppo quindi tutti possono imparare da tutti perché i meno esperti possono prendere dai più grandi degli spunti su come, ad esempio, recitare delle battute ma anche il contributo dei più piccoli, per la ragione detta precedentemente, è importante. Il teatro inoltre aiuta a crescere come persona perché può aiutare a combattere la timidezza dando quindi una maggiore autostima.

Le risposte alla seconda domanda sono state molto eterogenee. Qualcuno ha detto che il bello del teatro è che ci si mette in gioco come persona; qualcun altro ha risposto che è bello perché è un’importante valvola di sfogo mentale e permette di apprendere abilità, come l’espressione del corpo, utili anche fuori dall’ambito puramente teatrale; qualcun altro ancora ha sottolineato che il teatro è bello perché è un posto sicuro in cui esprimersi senza paura del giudizio degli altri; infine, qualcuno ama la parte più concettuale del teatro e quindi ama capire il perché i vari attori si muovono in un dato modo: qui, infatti, nulla è lasciato al caso. Ad esempio, alla notte del Liceo Classico abbiamo portato in scena uno spettacolo in cui abbiamo fatto il verso della cicala perché abbiamo associato Clitennestra a questo animale: infatti, nel nostro spettacolo, lei tenta invano di opporsi all’uccisione della figlia.

Prima di riportare le risposte alla terza domanda, penso che sia utile parlare dello stile di regia di Roberta e Caterina. La loro concezione di teatro non è quella del teatro classico, ma per loro il teatro deve dare molta importanza all’espressività del corpo e al dinamismo perché, come accennato prima, dietro al movimento ci sta un dato significato.

Detto ciò, ora riporto le risposte dei miei compagni. Molti all’inizio sono rimasti stupiti da questo tipo di teatro e si sono trovati in difficoltà nel lavorare esprimendosi con il corpo, ma alla fine sono rimasti colpiti positivamente da questo approccio. Lavorando con il corpo ci si riesce a conoscere meglio e a conoscere gli altri andando a rompere le barriere tra noi superando così l’imbarazzo che in un primo tempo si può creare.

Ovviamente non potevo non fare un’intervista anche alle registe. Per quanto riguarda Roberta, si è appassionata al teatro vedendo lavorare gli attori lirici. Caterina invece l’ha sviluppata lavorando fin da quando era piccola con sua zia, ovvero con Roberta. Del teatro amano approfondire i testi a partire dai quali si creano gli spettacoli, il lavoro preparatorio che si fa durante l’anno per prepararsi ad andare in scena, la libertà del mondo teatrale e quindi l’essere in costante trasformazione.

La loro concezione di teatro è maturata con l’esperienza e, in particolare, prendendo spunti dagli spettacoli di maestri in questo ambito come Cesar Brie, Michela Lucenti e Romeo Castellucci. Infine, pensano che il teatro sia un’occasione per vedere i ragazzi sbocciare perché, una volta superati i freni corporei e psicologici, da loro un grande carattere espressivo e quindi una consapevolezza enorme del proprio corpo.

Qualcuno, specialmente all’inizio, potrebbe intimidirsi per i loro modi schietti ma, come sosteniamo noi ragazzi che la conosciamo da diverso tempo, in realtà ci tengono che le persone facciano del loro meglio: da questo si sente la loro passione immensa per quello che fanno

Concludo questo articolo informandovi che il 12 Giugno al chiostro di Lugo, metteremo in scena lo spettacolo di quest’anno. Qualora foste interessati a farvi un’idea ancora più approfondita del progetto o voleste semplicemente trascorrere una serata diversa dalle altre, potreste venire a vederci.


- Marco Fucci 3^AC

 
 
 

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