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IL CIBO ROMANO

Updated: Dec 31, 2022

Al giorno d’oggi, una persona che viene in Italia non vede l’ora di mangiarsi una buona pizza e, analogamente, chi va in Francia può avere voglia di mangiare un bel macaron

Logicamente anche nell’antichità i vari popoli svilupparono le loro ricette e abitudini culinarie che ovviamente variarono da civiltà a civiltà, dunque, parlerò soltanto di quelle dei Romani.

Bisogna però considerare che l’alimentazione dei ricchi era molto più varia rispetto a quella dei poveri che invece si nutrivano principalmente di cereali e della plus (una zuppa a base di farro antenata della nostra polenta), frutta e verdura limitando il consumo di carne. I frutti più diffusi all’epoca erano il fico, il dattero, la carruba, la mela, la pera, le nespole ed altri ancora. Le persone benestanti invece, sebbene agli albori della civiltà e in età repubblicana avessero un’alimentazione sobria, in età imperiale iniziarono a fare veri e propri banchetti sfarzosi nei quali consumavano moltissima carne suina e cacciagione condita con una grande varietà di spezie come il pepe, il cumino, lo zafferano ed altre ancora provenienti dalle zone esotiche. Alcune salse, considerate una prelibatezza, che venivano usate per condire il cibo erano il garum (una salamoia con dentro acciughe, sarde e interiora di pesce) e il defrito (una salsa a base di mosto). Molto apprezzati erano anche i frutti di mare che però vennero scoperti in età tardo imperiale.

Tuttavia, dato che il cibo veniva consumato senza moderazione, era comune tra i benestanti ammalarsi di gotta. La gotta è una malattia causata dall’eccessivo consumo di carne rossa e, come ho precedentemente detto, i Romani erano ghiotti di carne suina.

I dolci più diffusi all’epoca erano il globus (una specie di bombolone fritto) e il libum (del pane dolce insaporito con il miele).

Le ricette della cucina romana, che si basano sull’accostamento tra sapori contrastanti (come il dolce con il piccante) e per questo oggi improponibili, vennero raccolte in età imperiale, sotto l’imperatore Tiberio, dal gastronomo Apicio nel “De re coquinaria”. Questa è una raccolta di quattrocentocinquanta ricette che ha permesso, coadiuvata da varie scoperte come gli scavi a Pompei e gli estratti dei testi di Giovenale, Marziale e Petronio, di scoprire non solo i cibi che mangiavano i Romani ma anche l’ambiente dove venivano consumati.

Riporto qua sull’articolo una ricetta romana presa dal “De re coquinaria”

Tyropatinam

accipies lac, quod adversus patinam aestimabis, tempera lac cum melle quasi ad lactantia , ova quinque ad sextarius mittis, si ad heminam, ova tria . in lacte dissulvis ita ut unum corpus facias, in Cumana colas et igni lento coques. cum duxerit ad se, piper aspargis et inferes.

Traduzione

Tyropatina


Prendi latte in proporzione al tegame, emulsiona il latte con miele come per fare la lactantia, metti 5 uova per un sestario o 3 per 1 emina. Sciogli nel latte in modo da fare un corpo unico, cola in (pentola) Cumana e cuoci a fuoco lento. Quando è rappresa spargi di pepe e servi.

Interpretazione

Budino di formaggio

Impasta con una forchetta o con più cucchiai colmi di miele con 5 uova e 250 gr. di formaggio bianco (sarebbe preferita la feta ma il sapore risulta meno aggressivo e più ricco usando una miscela, ad esempio 100 gr. di ricotta, 50 gr. di caprino e 100 gr. di feta; se il latte o i formaggi usati sono molto magri, aggiungi 20 gr. di burro). Diluisci gradualmente con 600 ml. di latte crudo; cola per eliminare grumi e, soprattutto, bolle d'aria.

Cuoci al forno medio (130°C) in una teglia unta di olio (o di burro, se preferisci) coperta e sigillata finché e sodo (da 1 ora a 1 ora e mezza). Rovescia su un piatto di portata quando è freddo; lascia riposare mezz'ora, scola via il latticello eventualmente separato e spolvera di pepe prima di servire.

I Romani adoravano inoltre il vino che, secondo la tradizione, non si poteva conservare per più di quindici anni, non poteva essere bevuto prima dei trent’anni ed era severamente vietato alle donne berlo: infatti esisteva una sorta di prova, lo ius osculi, secondo la quale il marito poteva baciare la moglie per vedere se avesse bevuto. I Romani conoscevano il vino rosso (chiamato nero) e il vino bianco dolce: infatti non conoscevano il bianco secco.

I pasti principali invece erano: ientaculum, prandium e coena.

A colazione, lo ientaculum, i Romani mangiavano latte, formaggio e gli avanzi della cena; a pranzo invece, quindi verso mezzogiorno, mangiavano pesce, legumi frutta ed altro ancora mentre a cena, il pasto più importante della giornata, facevano dei banchetti che iniziavano a metà pomeriggio e che finivano la sera tardi. Questi pasti venivano consumati rigorosamente sdraiati sui triclini quindi da sdraiati mentre invece noi lo facciamo da seduti.

Quindi, per ricapitolare, nell’articolo si è parlato delle varie pietanze romane e dei condimenti più diffusi, dei tipi di vino che conoscevano e della cadenza dei pasti. Ringrazio il lettore dell’attenzione.


https://colosseo-roma.it/cucina-antica-roma/


https://www.nanopress.it/articolo/cosa-mangiavano-gli-antichi-romani-le-abitudini-alimentari-di-plebei-e-patrizi/81630/


https://www.gamberorosso.it/notizie/storie/lagane-la-pasta-degli-antichi-romani-antenata-delle-lasagne/#:~:text=Diverse%20fonti%20romane%20parlano%20di,esempio%2C%20il%20pane%20carasau%20sardo.


https://www.homolaicus.com/storia/antica/roma/cibus.htm



https://www.caligolapalermo.it/la-frutta-e-i-romani/

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