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La cura attraverso l’arte

Updated: Apr 19, 2023

Dal 5 marzo al 16 aprile, a Ravenna, nel Palazzo Rasponi dalle Teste, si sta tenendo una mostra dal titolo “La cura attraverso l’arte” che ho avuto il piacere di visitare, e che racconta il processo di formazione dell’Ausl Romagna attraverso le opere d’arte provenienti dal suo ricco patrimonio artistico.

La mostra, curata da Sonia Muzzarelli e Paolo Trioschi, conta 25 dipinti realizzati tra il XVI ed il XX secolo, è organizzata in sei stanze e racconta uno ad uno, attraverso le opere rinvenute nelle strutture ospedaliere, i territori le cui AUSL hanno formato l’attuale Ausl Romagna: partendo dalla sala dedicata a Rimini con il “San Marco evangelista” di Guido Cagnacci, si arriva a quella dedicata a Ravenna comprendente opere provenienti dal territorio di Lugo, Ravenna e Faenza come la meravigliosa “Saffo sulla rupe di Leucade” di Luigi Folli ed il “Grande vaso” realizzato da Pietro Melandri, passando per le sale dedicate a Cesena, la cui sala è dominata dalla bellissima coppia di candelabri di Tullo Golfarelli, e Forlì con le bellissime illustrazioni riguardanti la Divina Commedia di Amos Nattini. Inoltre una sala è dedicata alla proiezione di un video dal titolo “Non ti potrò scordar….Romagna mia” prodotto dalle psicologhe dei Centri per i Disturbi Cognitivi e Demenze dell’Ausl Romagna che attraverso la visione di svariate opere d’arte ed all’ascolto di testi volutamente semplici prova a stimolare al ricordo le persone con demenza.

Una delle grandi obiezioni che vengono mosse a tutti coloro che quotidianamente si dedicano alle materie umanistiche è quella che ne mette in questione l’utilità. “Bello si, ma a cosa serve?” E’ una domanda che abita le lezioni dei professori e le discussioni degli studenti più appassionati, e, in generale, le vite di tutti coloro che decidono di dedicarsi a queste materie universalmente considerate inutili.

Penso che questa esposizione, oltre a rappresentare sicuramente un importantissimo valore storico, perchè racconta come effettivamente fossero le strutture ospedaliere prima del loro sviluppo, cioè veri e propri ospitali aperti a tutti in cui religione, arte e tecniche primitive di cura si mischiavano, sia anche un importante stimolo alla riflessione sul “bello” e sull’arte in generale.

Nel 2012, in occasione del dodicesimo meeting annuale di primavera delle scienze infermieristiche applicate alle malattie cardiovascolari, è stato presentato uno studio italiano in base al quale è emerso che pazienti a stretto contatto con l’arte o comunque con una sensibilità artistica sviluppata presentano margini di guarigione migliori di quelli che hanno una minore sensibilità artistica ed un minore contatto con l’arte.

E’ sicuramente verissimo, e solo un pazzo lo metterebbe in dubbio, che dal XVI secolo ad oggi la scienza medica abbia compiuto progressi importantissimi, se non altro perchè diverse malattie sono state progressivamente debellate o comunque rese cose “di poco conto”: se prima si poteva morire anche solo a causa di una brutta tosse, adesso invece causa esclusivamente qualche giorno di fastidio e niente più.

Ma, d’altro lato, è proporzionalmente diminuita l’attenzione al lato più umano del paziente ed anche alla struttura ospedaliera in generale, che diventa un edificio sempre più grande, sempre più grigio e sempre più spento. Ecco forse da questo potremmo imparare qualcosa da coloro che ci hanno preceduto perchè evidentemente “il bello” è un concetto molto più utile e potente di quanto da molti oggi venga dipinto.

Per conto mio, da questo breve testo, non posso fare altro che invitarvi caldamente a visitare la mostra, sperando che anche per voi possa rappresentare un momento di riflessione e di arricchimento.


- Vincenzo Brodella 5AC


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