INFANZIA ROMANA PARTE 2
- L' eco del Liceale
- May 25, 2022
- 4 min read
Updated: Dec 31, 2022
In quest’ultimo articolo dell’anno, come promesso in quello precedente, parlerò di giochi un tempo molto amati e praticati ma che ora sono caduti in disuso oppure radicalmente modificati e di altre tematiche che scoprirete a mano a mano leggendo quest’articolo.
Già nel precedente articolo ho citato gli astragali ma erano molto amati anche il gioco dei ladruncoli (ludus latrunculorum), dei duodecim scripta, dei reges, i vari giochi con le noci e giocare a carte.
Il gioco dei ladruncoli era molto simile all’odierna dama, sebbene non sia identico a questa, e prevedeva che ciascun giocatore muovesse nel proprio turno una sua pedina in linea retta in tutte le quattro direzioni possibili su un campo suddiviso in caselle ma monocromatico. Le pedine di un giocatore avevano un colore diverso rispetto alle pedine dell’altro. Lo scopo del gioco era riuscire a circondare le pedine dell’altro avversario e conquistare la scacchiera ma, con un po’ di astuzia, era possibile per l’avversario circondato cambiare le sorti della partita. Questo gioco, amato molto anche dai legionari, simulava in sostanza uno scontro tra eserciti.
Il gioco dei reges prevedeva di raggruppare lettere anche senza senso determinato, con le stesse parole, di significato non chiaro, disposte su quattro righe e distinte in due campi, non sempre nello stesso ordine, ma in maniera tale che nella prima riga ci siano sempre dieci lettere, nella seconda e nella terza otto e nella quarta sette.
Il gioco dei duodecim scripta, come i due precedenti, era un gioco da tavolo il cui set di gioco era composto da tre dadi, trenta pedine (quindici bianche e quindici nere) e da una tavola marmorea su cui due parole con sei lettere ognuna erano scritte su tre righe.
Esempio:
SILVIA MARTIN
SILVIA MARTIN
SILVIA MARTIN
In totale ci sono trentasei lettere e ogni lettera era contenuta in una casella sulla quale potevano stare più di una pedina. Lo scopo del gioco era far uscire le pedine dal tavolo da gioco facendogli fare un dato percorso. Un giocatore poteva muovere da una a tre pedine:
Una sommando il punteggio ottenuto con i tre dadi
Due utilizzando per una il punteggio di due dadi e per l’altra quello del terzo dado
Tre usando il punteggio di ogni singolo dado
Secondo una nuova teoria, si pensa che le moderne carte da gioco con i vari semi derivino da dei lingotti di rame, che si pensa siano stati introdotti nel V secolo a.C., ognuno con su incisi uno dei quattro semi di allora: coppe, bastoni, spade e sole. Tuttavia, sono stati trovati pochi esemplari di queste “carte da gioco” e quindi questa delle carte è una novità su cui c’è ancora molto da scoprire.
Gli astragali erano dadi a quattro facce: una piana, una ruvida, una concava e una convessa. Ogni faccia valeva un dato punteggio e lo scopo del gioco era riuscire a fare più punti possibile.
Infine, ci sono i vari giochi con le noci che però non starò ad elencare perché sono, come ci tramanda Ovidio, almeno sette e dunque vi annoiereste a sentirle tutte e poi preferisco concentrarmi su altro.
I bambini ovviamente non potevano trascorrere la loro vita rapportandosi solo con altri bambini ma dovevano convivere con i propri genitori.
In epoca repubblicana, il rapporto tra genitori e figli era più freddo rispetto a oggi perché si pensava che manifestare affetto nei confronti dei figli li indebolisse. Per fortuna, in epoca imperiale, le madri iniziano a coccolare di più i figli tanto che Seneca scrisse:
"Non vedi quanto diversamente i padri dimostrino il loro affetto dalle madri? Quelli comandano che i figli siano svegliati per dedicarsi in tempo agli studi. Anche nei giorni festivi non sopportano che se ne restino in ozio, e spremono loro sudore ed a volte lacrime. Le madri invece vorrebbero che non fossero mai tristi, che non piangessero mai, che non faticassero mai."
Bisogna però tenere conto che i fanciulli non erano considerati piccoli uomini/piccole donne, come avviene al giorno d’oggi, ma erano considerati deboli moralmente, intellettualmente e fisicamente. Gli Etruschi addirittura non consideravano i neonati parte della famiglia e, se morivano, non venivano sepolti nella tomba di famiglia. Ho fatto questo paragone per evidenziare che la civiltà romana ha ereditato il concetto di rapporto tra genitori e figli da quella etrusca (anche se non così estremizzato).
Ai bambini, quindi non solo ai neonati, era vietato fare il bagno caldo, di mangiare troppo e di non dormire a lungo perché l’educazione romana era incentrata sulla continenza ovvero sull’autocontrollo. I bambini trascorrevano molto tempo insieme al padre per imparare le varie cose che un cittadino romano doveva sapere ovvero sacrificare al tempio, imparare ad essere educato verso gli altri cittadini e così via.
Per quanto riguarda invece l’educazione del bambino romano, questa inizialmente si concentrava su questioni pratiche come l’andare a cavallo, combattere ecc e solo una volta cresciuto e apprese queste cose era permesso al ragazzo apprendere materie come Matematica e Grammatica. Per quanto riguarda i metodi di insegnamento, può essere interessante sapere che gli insegnanti non si facevano scrupoli a picchiare i bambini per educarli…stessa cose accadeva nella prima metà del secolo scorso.
Tutti prima o poi sono destinati a crescere e questo accadeva anche ai bambini romani: l’età della fanciullezza non è infinita. A sedici anni un ragazzo offriva a tempio di famiglia la bulla per poi vestirsi con la toga da cittadino romano adulto. Una volta fatto questo, si andava in Campidoglio a festeggiare lui e tutti i ragazzi che diventavano adulti: infatti, la cerimonia che sanciva il passaggio da età infantile ad adulta avveniva per tutti il diciassette Marzo (festa del dio Libero). La città era in festa quel giorno: masse di persone acclamavano i nuovi adulti e i commercianti vendevano i prodotti donando parte del ricavato al dio Libero. L’ultima cosa che vi dico è che il ragazzo, anche se diventava adulto, era comunque sottomesso al pater familias ma, da quel momento, poteva intraprendere la carriera che preferiva, sposarsi e fare a sua volta dei figli.
Marco Fucci
2AG
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