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L'origine delle fiabe

Gentili lettori, è iniziato un nuovo anno, dunque, ci sarà un nuovo tema portante dei miei articoli. Se lo scorso anno è stato “L’Impero romano”, quest’anno il tema portante sarà invece “Il Medioevo”.

In questo primo articolo racconterò di come hanno avuto origine alcune fiabe al giorno d’oggi molto popolari e in che modo affondano le radici nel Medioevo.

Innanzi tutto, è bene distinguere la favola dalla fiaba perché a volte, nel linguaggio comune, i due termini possono essere usati come sinonimi: la prima ha come protagonisti degli animali, è stata scritta da un autore e ha una morale; la seconda invece ha origini popolari antichissime e quindi, l’autore rimarrà sempre ignoto (tranne nei casi delle fiabe più recenti come “Peter Pan”).

Non si ha l’assoluta certezza di dove e quando si siano originate le fiabe ma sta di fatto che queste si sono diffuse in tutto il mondo adattandosi ai contesti culturali dei vari popoli. Infatti, nelle fiabe nordiche prevalgono troll e gnomi mentre, invece, nelle fiabe del Sud Europa prevalgono asini volanti, talismani e le fate. Inoltre, esistono più varianti di una stessa fiaba. Ad esempio, nella storia di “Cappuccetto rosso”, la protagonista non sempre viene salvata dal cacciatore e non sempre viene divorata da un lupo.

Ma che rapporto c’è tra Medioevo e fiabe? Per rispondere a questa domanda, bisogna tener presente che nell’ Alto Medioevo il bosco era un elemento importante per l’economia perché ci si ricavavano il legno, i frutti spontanei e altro ancora. Però, come ha scritto ll’emerito docente di storia medioevale Giovanni Vitolo nel testo “Medioevo”: “Il bosco con la sua penombra e il suo silenzio, era anche il regno del meraviglioso e del mistero, popolato di streghe, diavoli, mostri e briganti nonché di eremiti e di santi, per cui costituiva lo sfondo più frequente della narrativa popolare e dei racconti a carattere agiografico.”. Le fiabe trovano sempre origine da elementi reali.

Alcune storie riflettono il tema dell’abbandono dei bambini: infatti, in quell’epoca, i bambini potevano essere o donati al monastero o abbandonati nei boschi perché non si riusciva a sfamarli. Una fiaba che denota questa tragica realtà è quella di “Hansel e Gretel” che, abbandonati nel bosco, trovano la casa di marzapane. Simbolicamente, la casa rappresenta il lusso perché il popolo pativa la fame.

Un’altra fiaba che riflette una realtà medioevale è quella del “Pifferaio magico”. La storia narra di un pifferaio che viene assoldato da una città per liberarla dai topi. Il pifferaio però non viene ricompensato e quindi porta via dalla città molti bambini. Era comune che nelle città ci fossero dei topi che rovinavano il raccolto, quindi, era plausibile che gli abitanti volessero liberarsene. Ovviamente non potevano farlo con un piffero, ma avranno avuto sicuramente i loro mezzi. La storia dei bambini portati via, invece, riflette una grande migrazione di molti giovani che andarono a colonizzare l’Est della Germania in cerca di condizioni di vita migliori.

Tutti i racconti popolari nati in questo periodo, sono stati messi per iscritto secoli dopo da diversi autori, come i fratelli Grimm, in delle raccolte di fiabe. Le fiabe messe per iscritto da loro, però, sono molto crude e brutali. Quindi, nel corso del Novecento, queste fiabe sono state censurate fino ad arrivare ai giorni nostri in una forma più adatta a dei bambini. Non ho intenzione di rovinare l’infanzia a nessuno quindi le variazioni più violente, se volete approfondire l’argomento, le potete cercare su Internet. Però, vi posso parlare di variazioni meno terrificanti, Ad esempio, la Fata Madrina è stata inserita nella fiaba di Cenerentola dalla Disney, il principe fa sì che la protagonista perda la scarpetta con un astuto stratagemma e, infine, la matrigna tenta di uccidere Biancaneve più di una volta quando questa è sotto la custodia dei nani.

Detto ciò, sperando di avervi incuriosito, auguro a tutti voi di vivere un buon anno.


Marco Fucci 3AC


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