SHOOTING INTO THE CORNER
- L' eco del Liceale
- May 10, 2022
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Updated: Jan 3, 2023
28 Aprile 2022, Kiev viene bombardata. Un uomo ucraino, uno qualsiasi, ha assistito allo scempio: ha sentito il frastuono distruttivo delle bombe, ha visto le esplosioni, il fuoco, il fumo. Forse ha provato a fuggire, forse è rimasto pietrificato, probabilmente ha pianto, oppure non se ne è nemmeno curato molto dopo settimane di conflitto. Indipendentemente dalla sua reazione, uno scoppio in particolare gli ha fatto riaffiorare nella mente un ricordo, uno di quelli banali che per qualche motivo si presentano nei momenti più inopportuni: dieci anni prima, nell’Ottobre del 2012, lo stesso uomo aveva visitato il Pinchuk art centre di Kiev, e proprio in quel luogo aveva sentito un rumore molto simile a quello del bombardamento, ma di minore intensità. Lo scoppio proveniva da un cannone che sparava pesanti dischi di cera rosso sangue contro l’angolo anonimo di una stanza completamente dipinta di bianco. All’epoca ne era rimasto colpito e in parte disgustato, perciò aveva accelerato il passo ed era uscito dalla stanza; di certo non poteva sospettare che quella sarebbe stata la sua realtà in nemmeno dieci anni e che in quell’angolo della stanza ci sarebbero stati proprio lui e tutti i suoi cari. L’uomo si guarda indietro, sul suo volto si intravede una risatina: come aveva potuto essere così cieco? Il cannone che aveva visto in quell'anonima giornata di Ottobre è l’opera d’arte contemporanea dell’artista indiano Anish Kapoor, intitolata “Shooting in the corner”, inaugurata per la prima volta nel 2009 e oggi ripresentata alla Biennale di Venezia. L’installazione consiste in un cannone ad aria compressa realizzato dall’artista con un team di ingegneri e programmato per sparare ripetutamente bombe di cera rossa contro l’angolo di una stanza. L’opera è estremamente dinamica e si evolve nel corso del tempo, in quanto i proiettili di cera non vengono portati via, ma si accumulano uno sopra l’altro, formando un cumulo di membra sanguinanti, abbandonate a se stesse. Nonostante l’installazione abbia più di un decennio, oggi risulta più attuale che mai, e se in passato i colpi dei cannoni venivano accompagnati da applausi o da gridolini di sbalordimento, oggi essa viene osservata con un silenzio assoluto, luttuoso e carico di consapevolezza. Per questo motivo, mentre l’angolo della stanza viene ricoperto di sangue, lo spettatore si chiede per quale ragione sia stato necessario rovinare l’armonia di quella stanza così bianca, si meraviglia di quanto sia facile ritrovarsi in quell’angolo, teme per sé e per i suoi cari. Osserva la morte dietro una cortina di ferro, sente i rumori di una guerra distruttiva, complessa e immotivata e, grazie all’esperienza dell’uomo ucraino, imprime a fuoco quelle sensazioni, pregando di avere la fortuna di non viverle mai. Proprio mentre lo spettatore riflette su queste cose, sente il rumore di un altro proiettile e si chiede se possa invece essere il frastuono di una bomba, così intenso da essere giunto fin lì da posti ormai non così lontani.
Matteo Venturi 4AC
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