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The boys e il delirio edipico (spoiler alert)

Updated: Jan 3, 2023

The boys è una serie originale amazon ambientata in una distopica e contemporanea

America, nella quale i supereroi rappresentano il polo culturale ed economico della società.

Questi ulltimi, comparsi per la prima volta negli anni '50 e solo in America, vengono definiti

come "uomini benedetti dal destino" e, pertanto, sono continuamente commercializzati,

brandizzati e talvolta deificati. La gestione dei Supes (supereroi), sia operativa che

mediatica, è svolta dalla multinazionale Vought American, il cui asset di eroi principale

consiste nei Seven, sette eroi emblematici, famosi, potenti e apparentemente perfetti

capeggiati dall'americanissimo Homelander (Patriota).

È in questo idillio capitalistico, dove ogni grattacielo è tappezzato di costumi arlecchineschi e

sorrisi smaglianti, che A-Train, l'uomo più veloce del mondo, investe (disintegrando) Robin,

la fidanzata di Hughie, un giovane e tranquillo ragazzo che, fino a quel momento, era

immerso, fascinato ed alienato da tale sistema spettacolarizzante e rassicurante. Incontrerà

poi Butcher, un ex-federale, che inviterà lo sconvolto e rancoroso Hughie ad unirsi ai Boys,

un team composto da personaggi stravaganti e bizzarri accomunati tutti da un odio profondo

verso i Supes.

Da quel momento comincerà una storia non solo di vendetta, ma anche di consapevolezza,

nella quale si comprenderà la vera natura dei Supes e lo showbusiness legato ad essi.

Gli spunti di riflessione che propone questa serie sono tanti: l'influenza dei mass media sulla

percezione della realtà, il divismo quasi religioso nei confronti dei Supes oppure la ricerca

spasmodica del successo e della fama.

Ciò che però vorrei analizzare è la psicologia contorta, patologica ed estrema del Patriota

(Homelander).

Homelander, capo dei Seven nonché l'icona mediatica più rilevante e idolatrata, è un

alter-ego sadico, megalomane e narcisistico dei nostri Superman e Capitan America. Dotato

di una forza immensa, capacità di levitazione, raggi laser oculari, vista e udito sovrumani è

indiscutibilmente l'essere più forte al mondo e questa onnipotenza fisica ci servirà per

comprendere l'origine dei suoi complessi psicotici.

John, il suo vero nome, è stato pressoché creato "in laboratorio" dalla Vought (i supereroi

acquisiscono i loro poteri tramite un farmaco denominato Compound-V, il quale viene

somministrato per un breve periodo di tempo nella prima età infantile con il consenso dei

genitori, profumatamente pagati e vincolati da un contratto giuridico di segretezza) per

diventare un eroe invincibile e per rappresentare la superiorità genetica e ontologica dei

Supes.

Vive, probabilmente fino alla età adulta, confinato in una cella di isolamento, capace di

resistere ai suoi superpoteri, senza alcun tipo di contatto materno o giocattolo e l'unica

interazione sociale che ha è uno scambio di sguardi con il freddo dottore della Vought Joha,

attraverso il piccolo quadrato di vetro della porta blindata.

L'assenza della figura materna provoca in lui una fissazione allo stadio della suzione e allo

stadio edipico, sia simbolica che libidica, dimostrata da alcune attività sessuali e

sintomatologiche. Per esempio, Homelander si innamorerà dell'amministratore delegato

della Vought Madelyn Stillwell, madre di un figlio appena nato che associerà alla sua madre

mai avuta, e durante i loro rapporti sessuali viene spesso ritratto il supes mentre succhia il

suo seno in allattamento. Marylen diviene oggetto libidico e metafora della madre, non solo

perché associata ad un ideale figurativo di madre (l'età adulta, l'allattamento, il figlio), ma

anche perché personifica il primo e unico senso della vita del Patriota, cioè essere un asset di successo della Vought, in quanto quest'ultima ne è a capo e ne dirige ogni scelta

manageriale.

Se infatti è fondamentale, per un sano sviluppo psichico, che il bambino viva prima un

rapporto simbiotico con la madre (stadio della suzione), o con il genitore che ne veste il

ruolo, e poi il trauma della separazione simbolica da quest'ultima (complesso edipico),

Homelander subisce l'assenza permanente della figura significante e significatrice della

madre e non ha alcun tipo di riferimento e legge esterna che guidi i suoi comportamenti e

pensieri, se non il progetto artificiale e malefico preposto dagli scienziati della Vought, che

intermedi tra la sua pulsione e la realtà.

Nella prima clinica psicoanalitica (la corrente freudiana insomma), il soggetto, l'uomo, viene

inteso come essere ostaggio del proprio desiderio. È ovvero un individuo che deve

continuamente moderare il proprio desiderio, deve cioè attuare una repressione della propria

pulsione al fine di relazionarsi costruttivamente e pacificamente con l'esterno, con la società

e con l'altro uomo. Per sviluppare tale "controllo" del desiderio è necessario, secondo Freud,

la figura materna, la quale è sia garante della sopravvivenza del bambino, dello sviluppo

della sua sfera empatica, ma contemporaneamente anche limite invalicabile rispetto al suo

desiderio. La madre è sia il soggetto che permette al bambino di sopravvivere, lo nutre con il

Suo seno, permettendone il suo godimento, ma anche la legge che pone il limite, il divieto,

che confina la gratificazione che il bambino può provare. Quanto il bambino possa ciucciare

dal seno materno è deciso dalla madre, non dal bambino, e ciò provoca nella psiche infantile

lo sviluppo della consapevolezza del limite simbolico, soprattutto con il progredire con l'età

dell'infante. Homelander, privato del suo diritto a riconoscere il limite simbolico, vive nella

sfera monodimensionale del godimento, che si declina in due forme che si convogliano in un

radicale narcisismo: il riconoscimento della sua perfezione da parte del mondo e

l'annientamento dell'alterità. La prima distorsione del desiderio, cioè il riconoscimento da

parte della società della sua innegabile potenza, è una malformazione psichica indotta e

voluta dalla Vought, in quanto induce Homelander a ricercare costantemente fama,

attenzioni e share mediatico. Si presenta impeccabilmente ai comizi di piazza, alle

manifestazioni sportive e ai talk show ed enuncia per filo e per segno i discorsi preparati

dall'equipe addetta alla comunicazione della Vought. L'urgenza invece di voler annientare

l'alterità è, difatti, una risposta perversa e sadica per evadere dalla sua maschera pubblica.

Stupri, torture, ricatti, uccisioni ingiustificate e senza scopo manifestano senza censura una

cancrena della capacità di saper controllare il proprio desiderio di godimento, di

gratificazione. È evidente durante tali scene, grazie al suo linguaggio paraverbale, come il

principio simbolico che lo porta a godere nel momento della sofferenza altrui scaturisca

proprio dal riconoscimento, da parte della vittima, della sua superiorità. Vive un complesso

narcisistico-schiavistico di autocelebrazione ossessiva. A sostegno di ciò, nell'ultima scena

dell'ultimo episodio della seconda stagione, viene ritratto Homelander, sopra ad un pinnacolo

di un grattacielo in piena notte, a masturbarsi mentre enuncia tali parole: "I can do whatever i

want".

Homelander incarna il godimento senza legge, la superpotenza senza confini, senza senso

e il risultato di questa anti-etica sarà di fatto un isolamento autistico dal mondo (finendo

persino per uccidere Madelyn durante un delirio paranoico) e una personalità volta

totalmente alla distruzione e alla conquista dell'Altro.

Come la psicoanalisi può aiutare a cogliere la profondità contenutistica della cultura

contemporanea.

Andrea Valandro 5bsu

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